venerdì 14 marzo 2014

OSPEDALI DI COMUNITA' SVUOTATI DI SERVIZI

Il Corriere 21-03-14
La Voce 28-03-14

Sul Riordino della Sanità, le intenzioni della Regione Emilia Romagna, alla quale competono le scelte in materia, dopo anni di dichiarazioni ambigue e rassicurazioni poco credibili, cominciano a diventare un po' più chiare e purtroppo, sul futuro dei piccoli ospedali, c'è poco di cui rallegrarsi. Se la chiusura delle piccole strutture sembra scongiurata, questo non significa che si possa abbassare la guardia, in pochi anni i plessi ospedalieri verranno riorganizzati e distinti in due categorie. Ci saranno quelli per acuti ove si fronteggeranno le emergenze e nei quali verranno tagliati posti letto e ci saranno quelli di comunità in cui ci avremo solamente un pronto intervento e posti letto dedicati a quei pazienti che hanno già affrontato la fase acuta della loro patologia, ma non sono ancora pronti ad essere dimessi dalla struttura ospedaliera, in quanto, a domicilio non potrebbero avere lo stesso tipo di assistenza infermieristica che possono invece ricevere in un ospedale.
       La Regione ha stilato un elenco delle 25 strutture sanitarie aventi i requisiti per essere trasformati in ospedali di comunità o meglio "dormitorio assistito", un elenco che penalizza fortemente la Provincia di Rimini visto che ben tre delle cinque strutture ospedaliere del territorio rientrano in quella lista  e per la precisione sono in quell'elenco il Cervesi di Cattolica, il Sacra Famiglia di Novafeltria e il Franchini di Santarcangelo.
       Di queste tre strutture ben due sono in Valmarecchia. Come si può pensare che una valle così estesa, che ha gravi carenze infrastrutturali soprattutto dal punto di vista viabilistico, possa avere come unico presidio di riferimento per acuti l'Infermi di Rimini? Il bacino di utenza che gravita su Santarcangelo è costituito non solo dai residenti della bassa valle, ma da una decina di comuni tra i quali alcuni di discrete dimensioni come Bellaria, Savignano, San Mauro Pascoli e Verucchio. Quale futuro per la chirurgia a basso e medio rischio dei piccoli ospedali?  Come si può pensare di "dirottare" tutti gli interventi a Rimini? Lo stesso discorso vale per il nosocomio di Novafeltria, oltre ai 7 comuni dell'alta valle ce ne sono altri, al di là dei confini provinciali ed anche regionali, Badia Tedalta, Montecopiolo ecc  e sarebbe bene ricordare che si tratta di un territorio montano e quindi con tutte le problematiche che spesso contraddistinguono queste aree, un bacino di utenza stimabile in 40.000 residenti. In Regione probabilmente conoscono poco la Valmarecchia, si rendono conto di quanto tempo sia necessario per raggiungere Rimini da comuni come Pennabilli o Casteldelci specialmente nelle ore di punta? L'arteria di collegamento tra entroterra e Rimini è assolutamente inadeguata e poco scorrevole (basti pensare anche all'inutilità di rotonde come quella a Pietracuta che più che agevolare ostacola). L'elisoccorso può rappresentare un' alternativa valida per le emergenze, ma non dimentichiamoci che non sempre è utilizzabile in quanto non sempre ci sono le condizioni meteo adatte affinchè questo possa levarsi in volo. Che si fa inoltre quando il tempo, inteso come minuti, diventa una questione determinante per salvare vite? Incrociamo le dita o noi maschietti ci facciamo trasportare con una mano appoggiata sui cosiddetti? Qui non si tratta di un capriccio da parte di cittadini che vogliono i servizi sotto casa, pretendiamo solo scelte dettate dal buon senso.
La Regione baserà probabilmente le proprie scelte valutando i numeri, in più occasioni vari esponenti della politica locale o dell'Asl hanno sostenuto l'importanza di rispettare degli standard qualitativi prestabiliti al fine di mantenere i vari reparti. Ma vi siete chiesti per quale motivo i reparti presenti nei  piccoli ospedali non riescono ad avere i numeri di accessi o prestazioni o interventi necessari? Potremmo chiederlo al Cup, che a detta di molti, a prescindere dalla presenza o meno di un reparto nell'ospedale più vicino al paziente, indirizza i pazienti nelle strutture più grandi. La smettano di raccontarci la favoletta che i pazienti non si fidano dei piccoli ospedali. Non sarebbe male se uno degli obbiettivi del Cup fosse quello invece di garantire ai piccoli i suddetti standard evitando di creare pendolari della salute quando non è necessario. Se la Regione vuole risparmiare sulla sanità si ricordi delle migliaia di dipendenti che ha e che forse prima di nuove assunzioni sarebbe necessario un piano di riorganizzazione del personale che abbia come obbiettivo quello di dare il massimo del servizio con l'adeguato numero di addetti evitando assunzioni "indiscriminate".    
        La Regione deve riconsiderare il ruolo dei piccoli ospedali: bisogna assolutamente mantenere quei reparti di base tra cui la chirurgia a basso e medio rischio nonchè sviluppare per ogni struttura una specialistica. Piuttosto che far spostare i pazienti, quando possibile, perchè a spostarsi non sono le équipe mediche? Purtroppo quel depotenziamento in atto genera anche paradossi, se uno di Novafeltria viene ricoverato e operato a Santarcangelo dall'équipe del Sacra Famiglia significa che siamo alla frutta. Snellire, semplificare, sburocratizzare, queste le vere politiche in grado di generare risparmi, intervenendo sul sistema e non sul paziente.
Cordiali saluti,
Loris Dall'Acqua   Sandro Polidori   Valmarecchia Battle Group
 









martedì 11 marzo 2014

TURISMO DELL'ENTROTERRA LA BELLEZZA DA SOLA NON BASTA

La Voce 13-03-14
Il Corriere 15-03-14
Il Nuovo Quotidiano 17-03-14

Il turismo può rappresentare un enorme traino per l'economia locale, non solo per il settore turistico, ma anche per l'indotto che c'è dietro fatto di servizi, di prodotti tipici locali ecc occorre in primo luogo un cambio di mentalità rispetto al passato, bisogna prendere consapevolezza che in provincia di Rimini oltre alla costa c'è di più, che la Valconca e la Valmarecchia non sono il giardinetto di Rimini, ma valli ricche di eccellenze paesaggistiche, storiche, monumentali, museali ed anche enogastronomiche. Occorre superare anche il concetto piuttosto riduttivo che le nostre valli siano solo luoghi di escursione, ma dobbiamo pensarli anche come luoghi in cui poter pernottare e soggiornare. Se il turismo dell'entroterra, dopo un breve periodo di crescita registrato negli ultimi anni nel 2013 conosce un calo di oltre un 10 % bisogna interrogarsi sulle cause, non si può certo dar colpa di questo alle attività o agli operatori, o alla scarsità delle risorse spesso a scarseggiare sono le idee. La Provincia si auto elogia ed auto celebra ogni volta in cui i dati turistici  registrano un trend positivo e quindi non si può esimere dal fare autocritica nel momento in cui il trend è negativo, se si appropria di meriti si prenda anche colpe e responsabilità. Va messo in discussione quanto è stato fatto o non fatto sinora per valorizzare quella parte di territorio che non è costiero, manca ancora sinergia tra tutto quanto fa turismo, manca una rete in grado di comunicare in maniera efficace quel che c'è in Valconca e in Valmarecchia, mancano delle infrastrutture adeguate e una mobilità che consenta di raggiungere con facilità l'entroterra. Sono stati fatti incontri aperti in cui si è parlato di turismo, incontri evidentemente poco proficui visto che i risultati non ci sono, come sempre accade ci siamo solo parlati addosso. Qualche esponente della Provincia, sembra quasi voler attribuire la difficoltà di promuovere l'entroterra alla scarsa disponibilità di posti letti e alla qualità dell'offerta, ma se vogliamo che i privati investano in nuove strutture o riqualifichino quelle esistenti dovranno poter contare su una crescita della domanda piuttosto costante di posti letto, è la legge di mercato.  Per fare turismo occorre migliorare la comunicazione, lavorare in sinergia e fare sistema, la bellezza del paesaggio della Valmarechia e della Valconca da sole non bastano. Come sempre accade, la politica locale piuttosto che scegliere la soluzione ideale per le nostra vallate ha preferito subire una scelta calata dall'alto. In Valmarecchia lo scorso anno è stato approvato un ordine del giorno attraverso il quale istituire un consorzietto che poi si dovrà confrontare con l' Unione di prodotto dell'area montana e del verde che ha sede a Reggio Emilia. Quali risultati ha portato questa scelta? L'ipotesi di chiedere alla Regione l'istituzione di un' Unione di prodotto con sede sul nostro territorio che si occupasse di peculiarità specifiche non presenti nelle altre non è nemmeno stata soppesata. Quante risorse verranno destinate dalla Regione al turismo? Quando saranno distribuite sul territorio quante di queste arriveranno realmente a finanziare i progetti e quante invece serviranno a sostenere l'apparato burocratico che c'è dietro fatto di consorzietti con presidente, vice presidente, consigli di amministrazione, addetti vari ecc ecc. Occorre una promozione sinergica e multimediale che possa incidere maggiormente sul mercato, occorre fare sistema mettendo insieme le eccellenze del territorio, si è fatto qualcosa di valido in questa direzione? Solo per fare un esempio ricordiamo che  esiste una rete museale della Valmarecchia chiamata Remus, inizialmente nata all'interno dell' Unione della Bassa Valmarecchia ma che ora sarebbe da estendere maggiormente, ma che rete è se la maggior parte delle realtà resta tagliata fuori? Una vera sinergia riusciamo ad ottenerla quando al turista che viene a contatto con uno dei musei della valle gli si aprono le porte di tutte le altre realtà affini nessuna esclusa. Il turista dovrà avere la possibilità di conoscerle e di raggiungerle, dovrà ricevere informazioni che possano stimolarlo a voler visitare anche le altre realtà e magari l' incentivo attraverso un biglietto unico o alla disponibilità di raggiungerle con mezzi di trasporto pubblici. Cosa è stato fatto in merito? Bisogna provvedere ad un adeguata pubblici delle nostre valli, una promozione che si componga di strategie di vallata decise in loco e non di proposte calate dall'alto che spesso si sono rivelate un buco nell'acqua nel quale abbiamo buttato anche soldi.
Cordiali saluti,
Loris Dall'Acqua   Sandro Polidori      Valmarecchia Battle Group