domenica 22 dicembre 2013

AVREMO UNA VALLE DI OSPEDALI DORMITORIO?

   La Piazza 22-12-13
   Il Carlino Rimini 24-12-13 
   Il Corriere Rimini 28-12-13
   La Voce 03-04-14  
   Il Corriere Rimini 08-01-14

 Il riordino del sistema sanitario regionale, ed in particolare il futuro degli ospedali e delle Case di Riposo della Valmarecchia, sta tenendo in apprensione sia i cittadini che ci vivono, che le forze politiche, non solo di quelle di opposizione, ma anche quelle di maggioranza. Già troppe volte ci siamo sentiti rassicurare da politici e tecnici dell’Asl sul fatto che i nostri ospedali non sarebbero stati né chiusi, né depotenziati, parole che andavano in una direzione e fatti che andavano in un’altra.
      In questi anni abbiamo assistito solo ad interventi di riqualificazione delle strutture, interventi che ne fanno accrescere il valore immobiliare ma che non sono certo garanzia del loro mantenimento per quella funzione. La mancata nomina di un primario per il nosocomio santarcangiolese, ad esempio, ha generato non pochi sospetti sul futuro del Franchini che da due anni attende questa nomina, per non parlare del Sacra Famiglia per il quale, in maniera contraddittoria, c’è chi rassicura sul mantenimento della struttura e dei reparti, ma  contemporaneamente sostiene che occorre garantire certi standard numerici (nello specifico numeri di interventi o prestazioni annui) affinchè abbia un senso mantenerli.
       Ma come è possibile garantirli quando ci si rivolge ad un Cup che inspiegabilmente spesso dirotta l’utenza verso i grandi ospedali anche quando questi potrebbero usufruire delle stesse prestazioni presso l’ospedale di Santarcangelo o di Novafeltria? Perché non favoriamo una politica sanitaria a Km 0? Più che i setacci di Socrate ci servirebbe un setaccio per filtrare quelle che sono le rassicurazioni rilasciate dall’Asl o dai nostri sindaci che sarebbero quelli preposti a difendere il nostro territorio. Il direttore generale della Sanità in Regione ha recentemente annunciato diverse novità sui possibili effetti del riordino sanitario regionale. Ben 25 ospedali su 61 della Regione Emilia Romagna potrebbero diventare Ospedali di Comunità che sarebbero strutture che non si occuperebbero più degli acuti, ma soltanto di assistenza. Per quanto riguarda la Provincia di Rimini nella lista dei 25 ospedali che hanno le caratteristiche per essere trasformati in Ospedali di Comunità e che praticamente rischiano di essere depotenziati ci sono ben 3 ospedali su 5: il Cervesi di Cattolica, il Franchini di Santarcangelo e il Sacra Famiglia di Novafeltria alla faccia delle rassicurazioni ricevute dalla politica locale. In queste strutture le urgenze sarebbero garantite da un presidio di Pronto Intervento, mentre per quanto riguarda i posti letto, l’ospedale di comunità sarà  dedicato a quei pazienti non ancora pronti per essere dimessi visto che a domicilio non riuscirebbero ad avere quel tipo di assistenza di cui avrebbero bisogno, strutture ove più che medici si saranno infermieri. Il riordino sanitario regionale dovrebbe essere fatto nel giro di 3 anni, non avrebbe senso parlarne a giochi già fatti ma occorre intervenire oggi visto che le scelte sono politiche, altrimenti saremo praticamente condannati a diventare pendolari della salute e le nostre strutture relegate a dormitorio, questo rappresenterebbe il fallimento della politica.


 Cordiali saluti,


Loris Dall'Acqua   Sandro Polidori    Valmarecchia Battle Group


 

martedì 17 dicembre 2013

OSPEDALI DI COMUNITA' questo il futuro della SANITA' IN VALMARECCHIA?

La Voce 18-12-13
Il Nuovo Quotidiano 18-12-13
Il Nuovo Quotidiano 23-12-13

OSPEDALI DI COMUNITA’ QUESTO IL FUTURO DELLA SANITA' IN VALMARECCHIA?



       In una recente intervista al direttore generale della Sanità in Regione trapelano diverse novità di quello che dovrebbero essere gli effetti del riordino sanitario regionale.
       Cambiamenti in arrivo per 25 ospedali su 61 della Regione Emilia Romagna che diventeranno Ospedali di Comunità e non si occuperanno più degli acuti. Negli ospedali per acuti saranno tagliati un migliaio di posti letto su 15.000 per quanto riguarda la Provincia di Rimini nella lista dei 25 ospedali che hanno le caratteristiche per essere trasformati in Ospedali di Comunità e che praticamente rischiano di essere depotenziati ci sono ben 3 ospedali su 5: il Cervesi di Cattolica, il Franchini di Santarcangelo e il Sacra Famiglia di Novafeltria alla faccia delle rassicurazioni ricevute dalla politica locale. Negli ospedali di comunità le urgenze sarebbero garantite da un presidio di Pronto Intervento, mentr per quanto riguarda i posti letto, l’ospedale di comunità sarà una sorta di limbo ovvero  dedicato a quei pazienti non ancora pronti per essere dimessi in quanto a domicilio i pazienti non riuscirebbero ad avere quel tipo di assistenza di cui avrebbero bisogno. Negli ospedali di comunità più che medici si saranno infermieri, un riordino dovrà essere fatto nel giro di 3 anni, saremo praticamente condannati a diventare pendolari della salute e le nostre strutture relegate a dormitorio.

Loris Dall'Acqua   Sandro Polidori    Valmarecchia Battle Group

sabato 30 novembre 2013

QUALI STRATEGIE PER L'ALTA VALMARECCHIA?

Alta Rimini 30-11-13
La Voce 01-12-13
Il Corriere 03-12-13

Se le linee di indirizzo della politica sono tese principalmente a conservare, piuttosto che a sviluppare un territorio dal punto di vista infrastrutturale e dei servizi, appare chiaro che chi amministra vuole la "morte" fisica, politica e sociale di 320 kmq che rappresentano circa il 30% dell'intero territorio Provinciale.
Non è possibile che negli obbiettivi dei prossimi 10/15 anni l' Alta Valmarecchia venga ancora considerata alla stregua di una grande R I S E R V A, luogo di corredo alla costa popolato da cinghiali, pecore e umanoidi, scelte o non scelte che portano allo spopolamento della montagna, scelte spacciate per ambientaliste fatte in maniera ipocrita dalle stesse compagini politiche che negli ultimi 40 anni di gestione hanno permesso la cementificazione della bassa valle creando devastazione e scempi vari tuttora ben visibili.
Manca nell'Alta Valle una classe dirigente che abbia uno scatto d'orgoglio identitario e culturale che sappia far valere i diritti e la dignità per un entroterra sempre e comunque bistrattato.
L'Alta Valmarecchia deve pretendere progetti che favoriscano uno sviluppo sotto diversi profili: il turismo, il commercio, l'artigianato , l' agricoltura, l'eno-gastronomia, le eccellenze e tipicità alimentari, la salvaguardia del territorio, le infrastrutture e le manutenzioni che mai come oggi sarebbero opere vitali e urgenti. Occorre favorire lo sviluppo delle imprese specialmente incentivando i giovani ad investire in vallata, la banda larga, una sanità a km zero, una nuova viabilità e mobilità che permetta di accorciare i tempi di raggiungimento sia verso Rimini che verso Sansepolcro, il riconoscimento di un distretto agricolo commerciale complessivo ecc.
Se di fronte a queste esigenze la politica abusa del termine "Sviluppo sostenibile" al fine di giustificare il dolce far niente che abbiamo visto finora ed un ulteriore dolce far niente per il futuro in quanto  in Provincia è sufficente che l'alta valle continui a rappresentare il giardino di Rimini è inaccettabile.
 Altrove sigle come Psc e Ptcp sono sinonomo di crescita, se le strategie imposte dagli enti sovraordinati all'alta valle portano chi ci è sempre vissuto a non sentirsi piu padrone in casa propria vuol dire che non è avvenuta nessuna vera integrazione bensì parliamo di colonizzazione.

 Sandro Polidori   Loris Dall'Acqua   Valmarecchia Battle Group

mercoledì 6 novembre 2013

IN ARRIVO LO STATUTO DELL' UNIONE A 10

La Voce 07-11-13
 
Nell’elaborazione della bozza dello statuto dell’Unione a 10 sono riaffiorate, una dietro l’altra, tutte le criticità che erano state evidenziate già alla vigilia, quando il Pd, nemmeno un anno fà,  propose nei consigli comunali l’ordine del giorno inerente l’individuazione dell’Ambito Territoriale Ottimale. Quell’ Odg rappresentava infatti il primo passo verso la costituzione dell’Unione a 10, un Odg che non fu condiviso in tutti i singoli consigli viste le tante perplessità. Come hanno già ricordato esponenti della valle di Pdl-Forza Italia, della Lega Nord e di Percorso Comune lo statuto presenta problemi di equilibri tra piccoli e grandi comuni e tra maggioranza e opposizione, ci sono perplessità legate alla mancanza di quell’ omogeneità che la si ritrova negli atti, ma non nella realtà, per non parlare della dignità calpestata dell’ ex Comunità Montana che viene praticamente assorbita dall’Unione a 4,  e dei problemi economici e patrimoniali che andrebbero affrontati in maniera precisa e non con quel pressapochismo e quella fretta riscontrata. La capacità di costituire un’ Unione non la si misura calcolando il tempo che ci si impiega, conta più come si arriva a destinazione e con quale risultato. Anche nella vicina Valle del Rubicone si stanno accingendo alla costituzione di un’Unione “ammucchiata” come la nostra, ma di fronte alle difficoltà emerse, anziché fare tutto di corsa hanno preferito chiedere alla Regione una proroga sui tempi. Vi sembra normale affrontare dei passaggi come questo in un momento in cui alcuni comuni sono o saranno a breve commissariati? Lo statuto rappresenta il documento fondamentale dell’ Unione a 10, se contiene già dalla nascita troppe imperfezioni, sarà difficile che da questo scaturisca una buona Unione. Non dimentichiamo che i piccoli comuni cosiddetti “sotto soglia” avranno l’obbligo di conferire quasi tutte le funzioni all’Unione gestendole assieme agli altri piccoli comuni in una sorta di sub ambito, che ne è della loro dignità? Vorremmo ricordare ancora una volta l’ importanza che avrebbe avuto per il futuro della Valmarecchia, se solo si fosse scelto di individuare due ambiti distinti, mantenendo e ottimizzando gli attuali organismi dell’Unione a 4 e dell’Unione Montana a 7  iniziando magari un percorso che avrebbe portato sino alla fusione dei comuni facenti parte, dando vita a due grandi città quella della Valmarecchia e quella del Montefeltro ( ovviamente senza dimenticare Montecopiolo). Sono le fusioni che permettono di mantenere una rappresentanza diretta  tra elettorato e la classe dirigente e solo ragionando in grande di come si è fatto finora che possiamo fare in modo che il nostro territorio possa contare di più in contesti più ampi come Provincia e Regione. Era nato un comitato per la fusione a 7, riprenderà la propria attività? Abbiamo l’impressione che da parte del Pd ci sia il tentativo con questa Unione di mantenere  il potere sull’intero territorio anche nel caso in cui qualche comune dovesse cambiare colore politico, un processo che non ha visto il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini, senza contare il fatto che lo scopo di queste Unioni dovrebbe essere quello di erogare servizi migliori a costi più contenuti, era difficile per i 7 comuni individuarne uno senza che qualche comune esprimesse dei distinguo figuriamoci a 10, il modus operandi di queste amministrazioni è piuttosto discutibile, oltretutto in molti comuni la prossima primavera ci saranno le elezioni e quindi toccherà a nuove amministrazioni togliere le castagne dal fuoco, quel che importava a quanti hanno sostenuto questa Unione era accontentare le richieste della Regione nonostante non fossero chiari i benefici per i cittadini. Le anomalie si sprecano, per non scontentare nessuno sembra si vogliano mantenere attive entrambe le sedi una a Novafeltria e una a Torriana, è questa la strada che porterà al contenimento dei costi?
Loris Dall’Acqua   Sandro Polidori

domenica 20 ottobre 2013

SANITA': PRIMA SI TAGLI SUI VERTICI

Riflessioni sulla risposta della redazione del Carlino Rimini del 20-10-13

Un sistema sanitario efficiente  si rispecchia pienamente nella sua riflessione sui piccoli ospedali, un riordino che probabilmente sarà quello verso il quale siamo proiettati visto che Asl e Regione hanno più volte espresso, in maniera più o meno chiara, queste linee di indirizzo.  Un sistema sanitario fatto principalmente di grandi ospedali consente certamente di contenere i costi, parliamo però di risparmi ottenuti sui cittadini che diventerebbero una sorta di pendolari della salute, accettabile in caso di interventi particolari, un po’ meno per patologie più diffuse. Quel che mi indigna è il fatto che la politica, dovendo provvedere al contenimento della spesa, abbia messo in discussione la sopravvivenza dei piccoli ospedali, senza aver prima provveduto ad una seria riorganizzazione di quello che è "burocratico".
       Si predisponga un piano di riordino del personale, intervenendo in maniera strutturale sull’organigramma dell’Asl, non occorre licenziare nessuno, ma magari si può evitare di assumere certe figure professionali il cui ruolo può essere svolto da altri già in organico, si potrebbero porre dei tetti massimi a certi stipendi, si potrebbe provvedere a ridurre il numero dei dirigenti e dei funzionari, si potrebbe accorpare tutto quello che possiamo considerare di back office, si potrebbero rivedere ad ogni scadenza i bandi per quei servizi esternalizzati. Riorganizziamo prima il sistema sanitario partendo dal vertice, poi guardiamo tutto il resto, la scelta di partire invece con la chiusura dei piccoli ospedali, dei reparti e dei posti letto,  mi pare  un éscamotage per lasciare intatta la “casta sanitaria”.

Cordiali saluti,
Loris Dall’Acqua

giovedì 17 ottobre 2013

SANITA', A TAGLIARE SARANNO LE REGIONI

         Alta Rimini 18-10-13
         Salva Rimini 18-10-13
         Il Corriere 19-10-13
         La Voce 19-10-13
         Il Carlino 20-10-13

        Come si può pensare di tagliare 4 miliardi di euro sulla sanità, puntando le forbici contro i piccoli ospedali, i posti letto e i reparti?  Se qualcuno aveva pensato di poter tirare un sospiro di sollievo alla notizia dello stralcio dei tagli alla sanità da questa manovra, dovrà purtroppo trattenere nuovamente il fiato visto che il governo ha semplicemente passato le forbici alle Regioni. Come sempre temuto a cadere sul campo di battaglia potrebbero esserci:  14.000 posti letto di lungodegenza, di cui 7.000 riconvertiti da lungodegenza a riabilitazione; i 180 piccoli ospedali che contano meno di 120 posti letto, in particolare quelli non dotati di servizi di emergenza e rianimazione, le case di cura con meno di 60 posti letto, quei reparti nei quali si eseguono un numero di interventi inferiore alla soglia stabilita dalle linee guida internazionali e oltre 3.000  laboratori di analisi, ipotesi già sentite in precedenza ed ora sempre più in bilico.

Alla Regione Emilia Romagna il compito più arduo visto che è quella che come posti letto ha il numero più alto di esuberi.

Il rischio più grande è che non si tenga conto del fatto che strutture al di sotto di questi standard spesso siano comunque indispensabili. Sarebbe limitativo valutare i numeri in maniera prettamente oggettiva, ma occorre contestualizzarli a quello che è la conformazione del territorio, al fine di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini. Che ne sarebbe di quei cittadini che vivono nelle zone più disagiate come quelle montane e quindi troppo distanti  da grandi strutture ospedaliere?  Al contenimento della spesa sanitaria si provveda accorpando tutto ciò che è di back office, cercando invece di mantenere e migliorare tutto quello che è a diretto contatto con i cittadini. Quale futuro per la sanità della nostra Provincia?

 
Loris Dall'Acqua

martedì 15 ottobre 2013

SANITA': SULLE SPALLE DI CHI RICADRANNO QUESTI TAGLI?


        Come si può pensare di tagliare 4 miliardi di euro sulla sanità? Il rischio più grande è che a farne le spese possano essere i piccoli ospedali, i posti letto e i reparti. E' vero che esistono strutture e reparti che sono spesso meno utilizzati rispetto agli standard previsti, ma spesso sono comunque indispensabili. Non si possono valutare i numeri in maniera prettamente oggettiva, ma occorre contestualizzarli a quello che è la conformazione del territorio, al fine di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini. Che ne sarebbe di quelli che vivono nelle zone più disagiate come quelle montane e quindi troppo distanti  da grandi strutture ospedaliere?  Al contenimento della spesa sanitaria si provveda accorpando tutto ciò che è di back office, cercando invece di mantenere e migliorare tutto quello che è a diretto contatto con i cittadini.
  

venerdì 4 ottobre 2013

SANITA' IN VALMARECCHIA comunicato VBG

La Voce 05-10-13
Il Carlino Rimini 05-10-13

Elena Vannoni di Percorso Comune col suo intervento ha pienamente centrato i problemi della politica sanitaria dell'Alta Valmarecchia e sottolineando le varie dichiarazioni e le assunzioni di responsabilita' della politica e dell' Asl, da Bologna fino a Novafeltria, ha messo gli interlocutori di fronte alle loro stesse parole, parole che a qualcuno forse, avrebbe preferito fossero state dimenticate. La presentazione che è stata fatta dai rappresentanti dell'Asl durante il Consiglio Comunale Aperto in cui hanno relazionato quello che è stato fatto in questi anni mette in risalto interventi di tipo strutturale, opere necessarie, ma trattasi di interventi di valorizzazione e messa in sicurezza della struttura, nonchè di immagine, visto che si sta provvedendo anche all'abbellimento e al decoro dell'area esterna, interventi che contribuiscono ad accrescerne il valore immobiliare. Il contenitore è importante ma lo è ancor di più il contenuto, continuiamo a sentire parole di garanzia, ma garantiti continuiamo a non sentirci.
L'Asl Rimini e lo stesso Tonini sono in scadenza, nel nuovo anno avremmo a che fare con l'Asl Unica di Area Vasta per cui le realtà periferiche saranno ancor più di periferia. Possiamo sentirci garantiti? Che cosa dovremmo attenderci dall'Asl dell' Area Vasta? Le decisioni sono politiche e se tra gli obbiettivi c'è quello del contenimento della spesa sanitaria su chi poseranno le cesoie? Siamo sicuri che si taglieranno poltrone e non si metterà mano a posti letto o reparti?
Il riordino dei servizi e dei reparti, vedrà anche una modifica della nomenclatura dei reparti, ci saranno l'area rossa e l'area blu, cambierà nome anche la chirurgia, ma a parte il nome ai cittadini interesserà sapere quale differenza ci sarà tra l'attuale chirurgia e l'annunciata daily surgery.
Per le emergenze il Cons. Regionale Piva ricordava in maniera categorica che l'elicottero del 118 riuscirà a garantire sempre l'Alta Valle, ma ci chiediamo se non stia mettendo avanti le mani qualora qualche reparto dovesse venire a meno. Comunque in caso di vento, pioggie torrenziali, nebbia, neve chissà se quel servizio potrà essere garantito comunque, con condizioni metereologiche gli elicotteri restano a terra.

Quel che chiamano bicchiere mezzo pieno alla gente di montagna appare purtroppo meno che mezzo vuoto.

 
Loris Dall'Acqua   Sandro Polidori   Valmarecchia Battle Group

martedì 3 settembre 2013

UNIONE A 11: SI CONTROLLINO I REALI RISPARMI

Alta Rimini 06-09-13
La Voce 08-09-13
Il Corriere 10-09-13

        Chi amministra in Valmarecchia ha purtroppo scelto la formula dell'Unione-Ammucchiata, ente di secondo grado del quale dovrebbero far parte ben 11 Comuni,  visto che questa è la via prescelta dovrebbero almeno cercare di farla al meglio. Purtroppo se il buongiorno si vede dal mattino cominciamo proprio male.
        Sulla rappresentatività dei comuni all’interno di questo ente hanno giustamente sollevato il problema alcuni consiglieri di opposizione, la composizione di quel consiglio deve rispecchiare al meglio  la volontà popolare e le soluzioni che stanno emergendo non sembrano affatto andare in quella direzione.
       Gestire in forma associata deve tradursi in minori costi per le istituzioni ed una miglior qualità dei servizi erogati, un binomio che dovrebbe portare anche a minori costi per i cittadini. Quando furono istituite le Comunità Montane e le Unioni dei comuni, gli impegni presi sarebbero dovuti essere quelli, purtroppo  non ci sembra siano sempre stati onorati. Questa Unione a 11, (sulla cui opportunità nutriamo sempre forti dubbi), non deve replicare  i modelli a cui siamo stati abituati in Valmarecchia, ma vorremmo che si prendessero ad esempio Unioni degne di questo nome, che in poco tempo sono riuscite a fare meglio di quello che si sia fatto qui. L’”Unione della Bassa Romagna”, comprendente comuni retti sia dal Centro-Sinistra che dal Centro-Destra è una realtà di 9 comuni, per un totale di 104.000 abitanti, che in 4 anni è riuscita a mettere insieme quello che da noi non si è riusciti a fare in decenni di “CONVIVENZA”. Molte funzioni e servizi sono gestiti in Unione; Lavori Pubblici, Cultura e Ufficio Demografico sono rimasti ai Comuni, anche se avevano già sistemato ed accomunato (sempre in appena 4 anni di vita) PSC, il regolamento dell’edilizia, il Bilancio ed il sistema informatico. Su un totale di 650 dipendenti che è la somma dei dipendenti di tutti i comuni messi insieme, 370 sono passati all’Unione razionalizzando le risorse umane. Tra gli obbiettivi in dirittura d’arrivo anche un unico regolamento per i tributi e anche il livellamento delle rette dei nidi. La cosa più importante è il controllo che hanno deciso di darsi: 1 volta all’anno si riuniscono insieme tutti i consigli comunali  e 1 volta al mese si riuniscono invece tutte le giunte per fare il punto della situazione. Questi due aspetti sono secondo noi sono veramente molto interessanti. In Valmarecchia occorre migliorare la gestione del territorio e dei servizi e forme di controllo e verifica serie possono contribuire affinchè si resti sui binari giusti.


 


Sandro Polidori   Loris dall’Acqua    Valmarecchia Battle Group


 
 

lunedì 2 settembre 2013

PAGHIAMO I RIFIUTI MA SAREBBE DA RIFIUTARSI DI PAGARE

Il Nuovo Quotidiano 04-09-13
La Voce 04-09-13
Il Corriere 07-09-13
 

L’arrivo della Tares in Valmarecchia sta portando sconforto, preoccupazione e rabbia nei cittadini, invece di pagare i rifiuti dovremmo rifiutarci di pagare visto che in bolletta purtroppo non ci ritroviamo solo dei semplici aumenti, bensì cifre che sono anche multipli degli importi pagati sino all’anno scorso, una situazione inaccettabile che rappresenta un insulto ai sacrifici che molti cittadini stanno facendo ad esempio nel differenziare i rifiuti, un accorgimento che non va solo in favore dell’ambiente, ma è utile anche ai conti delle casse comunali. Colpa del precedente governo Monti, ma a livello locale cosa si è fatto in questi anni per contenere i costi dello smaltimento rifiuti? Quali azioni sono state messe in atto da parte dei comuni nei confronti della Montefeltro Servizi e di Hera? E’ bene ricordare che con l’aumento della raccolta differenziata i comuni spendono meno per il servizio, com’è possibile che questo, negli anni, salvo qualche rarissima eccezione, non abbia mai fatto abbassare le tariffe? Il fatto che i comuni siano anche soci delle multiutility rappresenta e rappresenterà sempre più un problema. Occorre un cambiamento radicale perché la gente è stanca e non ne può più, si apra una riflessione sui costi, si dia un’occhiata al mercato visto che non siamo in monopolio e non è quindi accettabile subire passivamente quanto deciso dalle multiutility come se non ci fossero altre alternative, si metta sempre al centro della propria azione il cittadino e non interessi e dividendi che sono business solo per pochi. Esempi di buona amministrazione ne abbiamo anche in Valmarecchia, Casteldelci  di fronte ad una richiesta ritenuta troppo alta da parte della Montefeltro Servizi ha valutato se vi fossero alternative più sostenibili ed è riuscita a riorganizzare il servizio spendendo meno e garantendo comunque qualità.

Loris Dall’Acqua    Sandro Polidori   Valmarecchia Battle Group

mercoledì 21 agosto 2013

SERVIZIO SANITARIO NO BUSINESS

                      La voce 22-08-13
                      Il Corriere 24-08-13


Il Servizio Sanitario dovrebbe perseguire logiche diverse da quelle di un’attività economica, pur dovendo ricercare una certa sostenibilità nei bilanci e ricercare un contenimento della spesa,  dovrebbe porre al centro della propria azione la salute del cittadino e la sua assistenza e non le sole ragioni economiche. Il riordino del servizio sanitario e i ragionamenti che si stanno facendo sulla cosiddetta “Area Vasta” sembrano tesi a supportare il rafforzamento dei grandi ospedali a scapito dei piccoli mentre vorremmo che  la Regione riflettesse sull’importanza dei piccoli ospedali, presidi che sarebbero da valorizzare e non da smantellare. Un Sistema Sanitario basato solo su grandi ospedali non può essere il modello al quale ispirarsi, per molte zone raggiungere l’ospedale con la viabilità attuale è un’operazione piuttosto ardua, se è vero che per le emergenze c’è anche l’elisoccorso che può bypassare questo problema è anche vero che in diverse occasioni legate alle condizioni meteo questi sono inutilizzabili. Certamente per operazioni di una certa importanza e ad alto rischio riteniamo comprensibile che queste vengano fatte esclusivamente in grandi strutture dotate di rianimazione e di tutte le attrezzature che possano rivelarsi necessarie in caso di complicazioni, ma per le operazioni di piccolo e medio rischio il piccolo ospedale può ben assolvere la sua funzione, oltretutto attribuendogli una specializzazione per la quale possa essere un’eccellenza questa può favorire la sua sostenibilità. Quando c’è di mezzo la salute non contano le distanze, si è disposti a fare qualsiasi sacrificio, ovviamente dev’essere commisurato all’entità del problema, per una questione vitale si è disposti ad andare anche all’estero, ma per un piccolo intervento perché fare decine e decine di chilometri? Pensiamo anche ai famigliari che devono organizzarsi per poter assistere e vegliare un proprio caro, costrette ad organizzare “trasferte” estenuanti, pensiamo a quelle fasce di popolazione più debole come gli anziani che magari non sono automuniti e non hanno nemmeno un adeguato sistema di collegamento pubblico, quanto pesa loro questa distanza? Non vorremmo usare termini a sproposito ma parlare di KM 0 anche per la sanità sarebbe così scandaloso?


Cordiali saluti,


Loris Dall’Acqua   Sandro Polidori Valmarecchia Battle Group


 


 

mercoledì 7 agosto 2013

SANITA' : VBG replica al Dott. Cappella

Il Corriere 13-08-13
La Voce 17-08-13

Ringraziamo il dott. Cappella per averci ricordato che ci troviamo nell’anno di grazia 2013, visto che l’apertura di strutture come l’ Rsa era prevista circa 30 anni fa e che la stiamo ancora aspettando, è facile perdere la cognizione del tempo che passa, lo ricordi magari anche ai suoi colleghi amministratori dell’alta valle che si sono susseguiti in questi anni e che hanno lasciato scorrere tutto questo tempo senza ottenere risultati tangibili.

Mettere a confronto il modello sanitario emiliano-romagnolo con quello marchigiano sembra piuttosto pretestuoso e soprattutto volto a mettere in risalto un presente migliore rispetto al passato, ma non confondiamo  una situazione migliore con una situazione ottimale, sul 118 è doveroso precisare che non abbiamo mai detto che non funziona, ma abbiamo chiesto più attenzione e rispetto sanitario del territorio di prossimità.

Le parole del consigliere regionale Piva che si è recentemente espresso sulla materia nel pubblico incontro a Talamello non ci hanno certo rassicurato. Se da un lato si affermava che non avevamo nulla da temere sul futuro del Sacra Famiglia, dall’altra ribadiva in linea generale, l’insostenibilità di reparti che come numero di interventi restano sotto una certa soglia e questo al fine di garantire adeguati standard qualitativi.

Quando si decidono tagli o chiusure di reparti o di plessi ospedalieri, sono i numeri a parlare e sono quelli che la Regione guarderà. Se il cittadino dell’alta valle viene frequentemente dirottato all’ Infermi di Rimini quando a fine anno si prenderanno in esame i conti e si faranno statistiche, ci ritroveremo di fronte ad un trend in crescita per l’Infermi di Rimini e un inesorabile calo per il Sacra Famiglia di Novafeltria. Chi analizzerà questi dati magari verrà a raccontarci che i cittadini non si sentono più rassicurati e garantiti dai piccoli ospedali e preferiscono rivolgersi alle grandi strutture.

I timori che abbiamo per il futuro dei piccoli ospedali sono forti, la chiusura o i tentativi di chiusura di alcuni reparti, i servizi che prima erano giornalieri che diventano fruibili a giorni alternati, il mancato ammortamento di macchinari che spinge i cittadini a fare disperate collette per pagare dei macchinari come la Tac vi sembra questo un quadro rassicurante? L’Asl sta riqualificando i piccoli ospedali, ma questa riqualificazione consta di interventi prettamente strutturali funzionali ad accrescerne il valore immobiliare.

Quale futuro per la sanità sul territorio secondo Asl e Regione? Come vedono la nostra realtà tra 30 anni? Un futuro fatto solo di grandi strutture ospedaliere che coprono il territorio con l’elisoccorso per le emergenze e per il resto qualche casina della salute? Se questo è lo scenario che lorsignori hanno in mente lo si dica chiaramente senza mantenere una posizione ambigua sulla sorte dei piccoli ospedali.

La “A” di Asl sta per azienda,  il dott. Gino Strada è uno dei pochi che ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente quello che è stato il risultato di certi cambiamenti sulla fascia più debole della popolazione. Come possiamo definirla ancora pubblica la sanità quando emerge il fatto che 10.000.000 di Italiani rinunciano a curarsi perché non se lo possono permettere?

Sandro Polidori     Loris Dall'Acqua 
Valmarecchia Battle Group

venerdì 26 luglio 2013

SANITA' IN ALTAVALMARECCHIA

La Voce 02-08-13


La celebrazione dello storico passaggio di Regione dei 7 comuni non dovrebbe essere solo un momento di festeggiamenti, ma soprattutto di riflessione, di auspici e di nuove battaglie invece sono passati alcuni anni e poco o nulla è stato fatto. L’Alta Valmarecchia avrebbe dovuto ricercare una maggior coesione e sinergia tra i 7 comuni invece ha scelto di disperderli in un’Unione a 11, avrebbe dovuto, per solidarietà spingere maggiormente la politica ad occuparsi dei vergognosi ritardi del passaggio di Montecopiolo, avrebbe dovuto battersi per una viabilità migliore, avrebbe dovuto valutare la reale convenienza della gestione dei servizi che solo in pochi hanno messo in discussione, ma soprattutto avrebbe dovuto battersi maggiormente per l’ Rsa e soprattutto per l’Ospedale. I cittadini della Valmarecchia lo sanno che si taglia sulla sanità italiana e invece si investono risorse su quella deI Salvador? E’ stato inaugurato l’ospedale rurale di Chalchaupa in Salvador realizzato con un programma di 2,5 milioni di dollari della cooperazione italiana del 2009. E’ stata inoltre finanziata la formazione di un’unità sanitaria che assiste 600 nuclei familiari nelle zone rurali e 1800 nelle aree urbane. “L’Italia sostiene la scelta della riforma sanitaria del Salvador che punta a ridurre le diseguaglianze tra città e campagne e a garantire l’accesso gratuito” ha dichiarato il sottosegretario alla sanità. In Italia invece si chiudono gli ospedali esistenti senza soffermarsi tanto sulla vastità del territorio e per fare gli accertamenti i cittadini devono aspettare mesi! Visto l'andazzo c'è da chiedersi se le provette delle analisi raccolte all'ospedale di Novafeltria viaggino alla volta di Pievesistina con mezzi refrigerati o  in ambulanza.

Chi ci rassicura che appena pronte le 16 stanze di chirurgia all’ Infermi di Rimini, tutto il reparto di chirurgia a Novafeltria non venga smantellato? Al Sacra Famiglia da oltre un anno c'è un'area transennata dichiarata pericolante, non ci risulta che esista un progetto di recupero e /o demolizione. Cosa dobbiamo pensare? In diversi ci hanno segnalato che quando si effettua una prenotazione attraverso il cup la tendenza è quella di dirottare verso altri ospedali e solo dopo una certa insistenza si ottiene una prenotazione a Novafeltria vedono di darti una data. Servirebbe un pronto intervento adeguato, un miglior servizio di ambulanze per il territorio, una specifica eccellenza ospedaliera da posizionare nel Sacra Famiglia.

Gli amministratori locali devono dedicare il massimo impegno alla tutela del Sacra Famiglia, dal Sindaco di Novafeltria in primis ma anche dagli altri sindaci della valle e anche da quei sindaci oltre confine per i quali, l’Ospedale di Novafeltria rappresenta un presidio sanitario.

Sandro Polidori   Loris Dall’Acqua  Christian Carrieri    Valmarecchia Battle Group

giovedì 25 luglio 2013

UNIONI SENZA CONTROLLO?

La Voce 26-07-13
Il Corriere 26-07-13

In seguito alle nuove norme riguardanti gli enti territoriali si stanno finalmente scoprendo le fusioni tra comuni, quali opportunità di semplificazione, di contenimento dei costi e di crescita, un percorso in cui i cittadini sono parte integrante essendo chiamati in causa con il Referendum. Ma non sempre le fusioni trovano condivisione tra i cittadini, per quale motivo gli elettori, difronte al quesito referendario le bocciano?  Una questione legata solo al campanilismo? Forse uno scoglio superabile attraverso ad una buona comunicazione e una  informazione corretta.
Se i cittadini dovessero rigettare una proposta di fusione non devono essere colpevolizzati di tale insuccesso, le colpe vanno ricercate tra i proponenti che non hanno evidentemente fatto un adeguato percorso per arrivarci. Il punto di partenza deve essere una buona Unione ed è questa la prima responsabile del fallimento delle fusioni, anche queste dovevano consentire un abbattimento dei costi, ma chi ha controllato?
Le Unioni furono istituite come una fase di passaggio di collaborazione tra comuni, una fase transitoria nella quale i comuni aderenti avevano l’opportunità di conoscersi, di mettere insieme i servizi contenendo la spesa, provvedere  ad unificare gli uffici e stabilire strategie comuni sino a suggellare questo percorso  con la trasformazione dei comuni facenti parte in un Comune Unico. Ma nelle Unioni esistenti quanto è stato fatto per contenere i costi e per omogeneizzare i servizi? Quali forme di autocontrollo sono state messe in campo al fine di controllarne la reale convenienza?
Reputiamo grave che le Unioni non abbiano voluto porsi la fusione come obbiettivo finale, grave che non abbiano voluto darsi un calendario come se non volessero prendersi impegni precisi ed il risultato si è visto: una volta uniti alcuni servizi non ci si è impegnati nell’andare oltre.
Un’ Unione efficiente avrebbe stabilito (come era previsto dalla normativa) una durata di dieci anni alla fine dei quali provvedere alla fusione. Dieci anni in cui i comuni avrebbero dovuto darsi delle regole e dei tempi e ritrovarsi alla fine con il raggiungimento di un unico comune al quale mancava a suggello di quest’opera solo un passaggio ovvero lo scioglimento dei consigli in favore di uno unico. Un lasso di tempo che sarebbe stato funzionale anche sui cittadini per i quali il cambiamento non avrebbe rappresentato un salto nel buio ma lo avrebbero colto come esempio di funzionalità amministrativa.
Col riordino territoriale si fanno largo le Unioni di nuova generazione, unioni innaturali, troppo ampie attraverso le quali sarà molto difficile per i piccoli comuni mantenere una propria dignità. Se verranno eliminate le province come da tempo auspicato, ma tra la Regione e i Comuni avremmo creato come organi intermedi delle unioni che in alcuni casi rappresentano il territorio di una mezza Provincia come potremmo parlare di semplificazione, ottimizzazione e contenimento dei costi?
Cordiali saluti,
Loris Dall’Acqua    Sandro Polidori   Valmarecchia Battle Group

lunedì 1 luglio 2013

RIFIUTI PER SMALTIRLI SPENDIAMO TROPPO!!!!

Il Corriere 03-07-13
La voce 05-07-13

OBBIETTIVO 4



GESTIONE DEI RIFIUTI




       Tra gli obbiettivi che gli amministratori della Valmarecchia dovrebbero porsi ci dovrebbe essere quello di organizzarsi al meglio per far pagare meno lo smaltimento dei rifiuti ai cittadini.
       In un mercato in cui c'è una sana concorrenza, questa favorisce un abbassamento dei costi così come una gestione più attenta al territorio può permettere di raggiungere risultati migliori, i comuni in Valmarecchia sono serviti da due diverse aziende Hera in Bassa Valmarecchia e Montefeltro Servizi per quelli dell’ Alta Valle.
Ragionando in un ottica di vallata, in questo caso a 12/13 ci chiediamo per quale motivo non sia mai stato richiesto un preventivo ad entrambe le ditte per servire tutti e 12 /13 comuni, un bando simile avrebbe potuto far abbassare i costi vergognosamente alti nonostante, l’aumento della raccolta differenziata, contribuisca notevolmente ad abbassare i costi di smaltimento sia per le amministrazioni che per le aziende.
       Forse il fatto che i comuni sono anche soci delle municipalizzate può rappresentare un limite? Così fosse i comuni non avrebbero il compito di perseguire politiche che ricerchino il meglio per la collettività?
       Oltre a questa soluzione forse ora non più perseguibile visto che il grande dobvrebbe assorbire il piccolo, c’è quella attuata con successo dal comune di Casteldelci che di fronte alla proposta economica ricevuta dalla Montefeltro servizi ritenuta troppo alta ha provveduto a riorganizzare il servizio in maniera diversa e propria gestendo in prima persona riuscendo quindi a fornire un servizio  migliore e meno costoso tanto da consentire all' amministrazione di abbassare da subito la tassa sui rifiuti.
       Proponiamo quindi di aprire al più presto un confronto sulla gestione dei rifiuti in cui si mettano a confronto le attuali proposte con l’ipotesi di adottare il modello già in atto a Casteldelci che qualora fosse applicato in maniera unitaria a 12/13 potrebbe offrire maggiori economie.

Sandro Polidori Loris Dall'Acqua Christian Carrieri
Valmarecchia Battle Group

domenica 9 giugno 2013

FUSIONE ALTA VALLE IL RUBICONE SERVA COME ESEMPIO

Il corriere 13-06-13
La Voce 14-06-13

Dopo il passaggio di Regione avvenuto alcuni anni fa’ e la nuova legge regionale sul riordino territoriale che apporterà cambiamenti a diversi livelli, i comuni dell’Alta Valmarecchia devono impegnarsi in un progetto di crescita e sviluppo che consenta all’alta valle e ai suoi cittadini di essere tutelata e valorizzata, di poter erogare servizi di qualità e di essere adeguatamente rappresentata negli organi di governo quali la costituenda Unione Montana (e il conseguente sub ambito nel quale dovrebbe essere rinchiusa l'area montana), e la Provincia, le cui sorti sono ancora incerte. Un obbiettivo come la fusione può rappresentare un’ottima soluzione ed una grande opportunità.
La Comunità Montana purtroppo non è riuscita a favorire un dialogo in questo senso, e oggi non si può pensare di recuperare il tanto tempo perso in pochi mesi, se vogliamo dare all’ Alta Valmarecchia un futuro, dobbiamo puntare al coinvolgimento di tutti i comuni, compreso Montecopiolo (culla del Montefeltro) che troppe volte è stato dimenticato e come residenti dell’alta valle abbiamo l’obbligo di non dimenticare, per una storia passata ed anche recente che ci accomuna. Occorre un progetto di fusione condiviso in cui possano sentirsi partecipi anche i piccoli comuni, per i quali, l’eventuale fusione, deve rappresentare un’opportunità e non un salto nel buio. A tal proposito, abbiamo già indicato come punto di partenza la pianificazione per una equa ripartizione sul territorio dei servizi e degli uffici che verranno accorpati, scelte legate alle peculiarità dei singoli comuni, evitando la centralizzazione di tutto a Novafeltria.

Ricordiamo questo, visto che è stata avanzata una proposta di fusione tra Verucchio, San Leo e Novafeltria e ci auguriamo sia solo una boutade e non un’intenzione seria. Non è nostra intenzione aprire alcuna polemica col Comitato per la Fusione, comprendiamo le difficoltà che possano aver incontrato, ma una proposta simile sarebbe a nostro avviso una scelta limitativa ed incurante delle sorti delle realtà confinanti, nonchè una sconfitta per lo stesso comitato che l’ha proposta, il quale dimostrerebbe che difronte ad un grande progetto con un percorso non facile preferisce imboccare la prima via di uscita che trova.

Dialogare e confrontarsi non vuol dire cercare di imporre le proprie idee, ma cercare di comprendere quali siano gli ostacoli da rimuovere e valutare come rimuoverli insieme. Bisogna comprendere che per un amministratore di un piccolo comune esistono maggiori difficoltà nel far comprendere una scelta come quella della fusione ai propri cittadini, sarebbe irresponsabile da parte loro provvedere ad Ordini del giorno senza aver avuto il tempo necessario di informare in maniera adeguata i cittadini su quella proposta di fusione, sugli aspetti positivi e negativi legati a questa scelta e soprattutto senza uno studio di fattibilità. Qual è l’obbiettivo del comitato? Una fusione con chiunque sia disposto a fondersi con Novafeltria subito per andare elezioni nel 2014 o la realizzazione di un grande comune dell'Alta Valmarecchia?

Una fusione è un insieme di comunità che decidono di diventare una comunità più grande, non si tratta del comune più grande che assorbe e ingloba il più piccolo, a queste comunità occorre in primo luogo un’adeguata informazione ed il tempo necessario per metabolizzare l’idea.

Le sole ragioni economiche e i tempi stretti sono nocivi a qualsiasi ipotesi di fusione, vorremmo spronare il comitato ad abbandonare la meta del Comune Unico per il 2014, puntando a quella più ragionevole del 2016 e con quello che è il progetto più naturale ovvero il Comune Unico dell’Alta Valle. Accettare proposte intermedie sarebbe come accontentarsi dell’uovo oggi rinunciando alla gallina del domani!

L'esito del referendum tra Savignano e San Mauro di domenica, in cui hanno prevalso i no, deve far riflettere sui progetti e sulle tempistiche che si vorrebbero tentare in Valmarecchia.



Sandro Polidori Loris Dall’Acqua



Valmarecchia Battle Group

sabato 25 maggio 2013

FUSIONE A 7 SERVIZI ACCORPATI MA DISTRIBUITI SUL TERRITORIO

La Voce 26-05-13

ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI

Sull'ipotesi di fusione dei comuni dell'Alta Valmarecchia sono emerse alcune perplessità da parte dei comuni più piccoli che senza uno studio di fattibilità od un progetto di fusione non possono cogliere la fusione come un'opportunità, ma non possono che temerla quasi fosse una sorta di colonizzazione del piccolo comune da parte di quello anagraficamente più grande.
Il Comune Unico dovrebbe mantenere le municipalità mantenendo nelle sedi degli ex municipi i servizi di front office mentre per quello che riguarda il back office provvedere all'accentramento dei servizi, ma con un' equa ripartizione degli stessi sul territorio.

Stabilire prima come ripartire i servizi accorpati sul territorio potrebbe facilitare il dialogo tra le varie amministrazioni, se anziché collocare l’intero back office a Novafeltria come molti piccoli comuni sono probabilmente portati a supporre, si definisce prima, nero su bianco, che questi verranno ripartiti tra le sedi degli ex municipi tenendo conto delle peculiarità dei singoli comuni forse abbattiamo lo scoglio psicologico di colonizzazione percepito dagli amministratori, ma soprattutto dai cittadini dei piccoli comuni. Un esempio pratico: se a Casteldelci vengono collocati gli uffici inerenti al territorio, se a Pennabilli collochiamo l’ufficio cultura, se a San Leo mettiamo l'ufficio del turismo e via dicendo probabilmente questo “aiuterebbe” a sentirsi parte di un grande comune. Ben inteso che in ogni ufficio ci sarebbe il personale proveniente da tutti gli uffici degli altri comuni e che curerebbe la delega nella specifica materia per tutto il territorio del nuovo comune.

Probabilmente curando questi aspetti la fusione non sarebbe percepita come un salto nel buio. La fusione d'altronde sarebbe funzionale all' Alta Valmarecchia in quanto la probabile nascita della cosiddetta Provincia Romagna e la scellerata scelta dell'ambito ampio che farà nascere l'Unione a 11 metterebbero in difficoltà un territorio che se resta separato rischia di non avere un'adeguata rappresentanza in quelle sedi.


Sandro Polidori Loris Dall'Acqua Valmarecchia Battle Group

venerdì 24 maggio 2013

COMUNE UNICO DEL MONTEFELTRO ALCUNE LINEE GUIDA

Linee guida per la fusione:
PROGETTO
Il progetto esplicativo di come sarebbe questo Comune del Montefeltro che potrebbe na...scere dalla fusione di 7/8 comuni, una proposta che possa arrivare al cuore dei cittadini e degli amministratori e che sia in grado di fare tesoro di quelli che sono i paletti e i campanilismi di oggi, una proposta che sia percepita come un’opportunità e non come un salto nel buio. Lo scenario che abbiamo davanti è fatto di un ATO molto ampio in cui i 7 comuni singolarmente non hanno un peso politico importante che potrebbero avere se invece fusi e lo stesso dicasi in caso di costituzione della Provincia Romagna.
RAPPRESENTANZA
La rappresentanza politica del nuovo comune dovrebbe prevedere:
•l’equa ripartizione dei rappresentanti fra le comunità originarie;
•l’istituzione delle municipalità ovvero il mantenimento nei municipi sede degli ex-comuni di organi consultivi, di indirizzo e controllo ( cariche non remunerate ) che consentano inoltre di superare i timori di perdita dell’identità della propria comunità
•l’elezione di organi consultivi negli ex-comuni;
•forme di partecipazione dei cittadini alle scelte fondamentali del Comune.
ORGANIZZAZIONE
Il modello organizzativo del nuovo comune dovrebbe prevedere:
•la diffusione dei servizi nel territorio, tramite sportelli decentrati dei servizi di prossimità quelli di front office a cui prevalentemente si rivolge il cittadino Urp, Anagrafe, Servizi Sociali;
•la gestione centralizzata del back-office e delle funzioni di direzione dei servizi;
•il mantenimento delle sedi degli ex comuni, come punto di riferimento per i cittadini;
CITTADINI
I cittadini non devono avere percezione di smarrimento o timore, per loro la fusione deve rappresentare un passaggio da una piccola comunità ad una più grande, in grado di offrirgli servizi migliori ed a costi contenuti grazie ad una gestione che consente all’ente di risparmiare e senza che il cittadino debba costare un solo euro. Ai cittadini interessano i risultati, non come ci si organizza per raggiungerli.
•Le diversità iniziali dovranno essere oggetto di allineamento al rialzo, anche in virtù dei contributi che il nuovo comune potrà ottenere e delle economie che saprà realizzare.
• Il nome e i simboli del nuovo comune devono riflettere l’identità dell’intera nuova comunità.
Sandro Polidori Loris Dall'Acqua.

lunedì 20 maggio 2013

50 DOMANDINE SULLA FUSIONE A 7/8



Tutto quello che avreste voluto chiedere sulla fusione, e non avete osato chiedere mai, 50 domandine facili facili da leccarsi le orecchie.

1 Innanzitutto che cos'è una fusione? E magari per inquadrare meglio il tema si dica cosa sono le unioni e le convenzioni, ma per entrare nello specifico si spieghi anche che succederà a breve alla Comunità Montana, cos'è l'Unione a 11 dove avrà la propria sede .

2 Cos'è uno studio di fattibilità? Chi ha l’onere di richiedere la sua realizzazione e chi può realizzarlo? Quanto costa? A che cosa serve?

3 Come e da chi nasce una proposta di fusione?

4 Cosa cambia per i cittadini?

5 Cosa succede ai servizi se i comuni si fondono? Che succede invece se non si fondono?

6 L'iter di fusione prevede per legge anche il referendum. Come e quando si svolge?

7 Il referendum è consultivo e non ha quorum, che significa?

8 A chi spetta l'ultima parola? A Noi cittadini o alla Regione? Esistono casi in cui la Regione abbia imposto una soluzione diversa da quella uscita delle urne?

9 Come verrebbe scelto il nome del Comune Unico?

10 Chi stabilirà le opzioni del nome del Comune Unico tra cui scegliere?

11 Si parla di fusione a 7, ma visto che Montecopiolo attende il passaggio di Regione perché non instaurare un tavolo almeno informale anche con loro?

12 Quali servizi e uffici resterebbero nei municipi?

13 Dove saranno fisicamente accorpati gli altri servizi?

14 Che ne sarà in un caso o nell'altro del PSC di vallata?

15 Sono ipotizzabili o percorribili fusioni intermedie?

16 Quanto è stato fatto sinora per informazione le popolazioni di questa opportunità?

17 Oltre alla fusione dei territori gli amministratori hanno pensato all'integrazione delle comunità?

18 Perchè se ne parla solo ora di fusione e non se ne è approfittato quando era in discussione la definizione dell’Ambito Territoriale Ottimale?

19 La fusione è stata trattata a livello di Comunità Montana?


20 Le Unioni erano nate come fase preparatoria di una fusione, una fase che durava anche 10 anni, per quale motivo da noi si pretende di farla in pochi mesi?


21 Molti servizi verranno gestiti in forma associata in un' Unione a 11 non credete che il nuovo Comune Unico avrà maggiori probabilità di sedere in quella giunta vista l’ esiguità numerica dei singoli comuni?


22 In caso di PROVINCIA ROMAGNA non credete che il Comune Unico avrà maggiori possibilità di essere rappresentato in quel contesto?

 

23 Quante fusioni sono state fatte sinora in Italia e quale grado di soddisfazione c’è tra i cittadini

24 Quante fusioni sono attualmente in calendario in Regione?

25 Chi pagherà i costi per le aziende per il rifacimento di timbri, cataloghi, dépliant ecc?

26 Quanti soldi riceverebbe il nuovo comune nei prossimi 15 anni e come si presume vengano spesi?

27 Sono state rilevate già da ora strutture da realizzare in funzione del nuovo comune? Scuole, asili, nidi….

28 Qualora la partecipazione al Referendum fosse molto bassa, il referendum sarà comunque valido non essendo previsto un quorum, non si dovrebbe comunque fare di più per favorire la partecipazione attiva dei cittadini già dai primi incontri sul tema?

29 Qualora dovesse vincere il no riproporreste in futuro questa proposta di fusione?

30 Quali sono le ragioni a supporto di questa proposta?

31 Come sarebbe formata la nuova amministrazione?

32 Esistono dei dati che ci permettano già di confrontare la convenienza per i cittadini di questa ipotesi di fusione?

33 Qual è la soglia ottimale di numero di abitanti per un comune?

34 Si può dire che l’esito delle urne abbia influito sulla scelta di fondersi o è politicamente scorretto

35 La fusione a 7 consentirà di sentirsi al riparo da nuovi cambiamenti?


36 Verranno preservate delle rappresentanze nei singoli comuni?

37 Quali servizi resterebbero in ciascun municipio?

38 Sant’Agata Feltria sembra preferire l’ingresso nel comprensorio cesenate. Questa posizione conciglia con quanto fu votato in funzione dell’ ATO?

39 A Sant’Agata Feltria non presero l’impegno come fecero altri a costituire la famigerata Unione a 11?

40 Quale percorso per la proposta di fusione? Una raccolta firme o un Odg ad hoc?

41 Se dovesse vincere il sì il comune invierà un commissario prefettizio che si occuperà di organizzare il nuovo Comune Unico. Quanto tempo durerà questa fase di transizione?

42 Cosa si potrà e cosa non si potrà fare nei mesi in cui il commissario prefettizio sarà in comune?

43 Andranno rifatti i documenti subito dopo o si attenderà la data del rinnovo dei documenti stessi?

44 Si dice che al cittadino la fusione non deve costare un solo euro, è veramente così?

45 La Fusione è reversibile o indietro non si torna?


46 Verucchio ha lanciato la proposta di fusione a San Leo che temporeggia in funzione di quella a 7. Avrebbe lo stesso valore una fusione fatta solo con alcuni e non con quanti INSIEME si è condiviso un percorso quale quello del passaggio di Regione?


47 La scelta di fondersi non trovate sia corretto che sia frutto del confronto coi cittadini?

48 La fusione è irreversibile e non è cosa di poco conto, non trovavate corretto che questa voce venga inserita nel programma di mandato di ogni partito?

49 Quali sono le tappe previste nell'iter di fusione? Quali sono quelle che riguardano la partecipazione e come sono organizzate?

50 Partendo oggi, quanto ci si impiegherebbe per la fusione a 7/8?

giovedì 16 maggio 2013

V.B.G. L'IMPORTANZA DEI TEMPI DI FUSIONE

La Voce 17-05-13

VALMARECCHIA BATTLE GROUP



Le Unioni erano state pensate dal legislatore come fase preparatoria alla fusione tra comuni, anche se, anziché andare in quella direzione sono state sempre intese dagli amministratori come punto d’arrivo e non come fase di passaggio e senza provvedere a veri accorpamenti bensì a duplicazioni.

Una Fusione richiedeva il tempo di almeno due legislature, un periodo di convivenza di 10 anni attraverso un'Unione in cui si realizzavano approfonditi studi di fattibilità, si provvedeva all'accorpamento dei servizi e si mettevano in atto forme di controllo per valutare il rapporto qualità dei servizi e il loro costo.

Oggi invece c’è la pretesa di fare tutto questo in pochissimi mesi, spesso con scarsa conoscenza della materia da parte di chi dovrebbe divulgarla e spiegarla ai cittadini, ma soprattutto manca il progetto che non può essere il mero motivo economico. Un progetto di fusione dovrebbe essere una proiezione nel futuro di quel che sarebbero i territori oggetto di fusione nel contesto di un Comune Unico.

Siamo in grado di spiegare la fusione, le norme che la regolano e le motivazioni sulle quali si sostiene? Siamo in grado di essere convincenti senza essere né arroganti né minacciosi? Se alla base non c'è un progetto sembra piuttosto arduo. Inoltre i tempi sono strettissimi, siamo sicuri che saranno sufficienti? Gli amministratori oltretutto sembrano limitati al concetto di fusione dei territori e non delle comunità che li abitano, lo scoglio psicologico del campanilismo si supera se si comprende che la comunità di cui ci si sente parte non scompare ma diviene parte di una comunità più ampia e sostenibile.

No si può tralasciare la fase dell'ascolto e del confronto coi cittadini fasi che potevano essere colte già quando in discussione c'era la definizione dell'Ato. La celerità verso la fusione di oggi rischia di essere fraintesa e percepita come atto d’imperio o una scelta calata dall’alto con la conseguenza che si arrivi ad un referendum poco “sentito” dalla comunità, basando le fondamenta di una fusione su un esito poco rappresentativo.

Che facciamo se a causa di questa accelerazione l' esito fosse negativo? Per una questione economica, di correttezza e di democrazia difronte ad un no dovremmo fermarci e così avremmo bruciato l’occasione di costituire una valle amministrativamente più sostenibile.

Dieci anni erano certamente troppi ma pochi mesi sono veramente troppo pochi e significa anche assumersi la responsabilità di un fiasco.



Sandro Polidori      Loris Dall'Acqua

mercoledì 24 aprile 2013

LA CITTA' MALATESTIANA di ComUnico Valmarecchia

Condividiamo con piacere l'ennesima provocazione di Comunico che arriva a ruota dalla sparata del sindaco di Verucchio.

Il Corriere 26-04-13


Dopo la proposta provocazione della Città dell'Uso, con la quale si ipotizzava una fusione tra i comuni di Poggio Berni, Torriana, Borghi e Sogliano, una nuova proposta provocazione: la Città Malatestiana ovvero la fusione dei comuni di Poggio Berni e Torriana con Verucchio, una proposta che può contribuire al dibattito e alla riflessione su quale possa essere la proposta di fusione più interessante per la bassa Valmarecchia visto che non è nelle intenzioni degli amministratori la fusione a 4.

Questa proposta, al pari della precedente, non rappresenta una semplice sparata, ma poggia su motivazioni di natura storica, identitaria, amministrativa e turistica. Dopo vent’anni di gestione in forma associata dei comuni della bassa valle con la comunità montana prima e con l’ unione poi, era lecito aspettarsi una proposta di fusione a 4, una proposta che non si è concretizzata e che molto probabilmente è stata osteggiata da rapporti non certo idilliaci tra Santarcangelo e Verucchio che non sono un mistero per nessuno (l’asp, lo scontro tra i 2 festival, le politiche turistiche).

L’idea prende spunto dal fatto che Poggio Berni e Torriana hanno manifestato l’intenzione di fondersi ed hanno anche onorato questa scelta avviando l’iter di fusione, ma tiene anche conto del fatto che anche il sindaco di Verucchio trova interessanti le opportunità offerte dalla fusione tanto da spingersi a proporre a San Leo di “convolare a nozze”. Dal momento che San Leo si trova corteggiata anche dall’alta valle per un’ipotesi di fusione a 7 ed abbia manifestato l’intenzione di attendere gli sviluppi di quest’ultima lasciando Verucchio in attesa, crediamo che per Verucchio, Poggio Berni e Torriana ci siano le condizioni per una fusione più compiuta. Più che chiedersi il perché, dovremmo chiederci perché no.

Se si costituissero la Città Malatestiana (15000 ab.) e la Città del Montefeltro (fusione a 7 18.000 ab.) nell’unione che si andrà a costituire assieme a Santarcangelo (22000 ab.) avremmo tre comuni di media grandezza con un peso politico piuttosto paritario, e maggior equilibrio. Tra gli aspetti positivi inoltre come non rimarcare la conoscenza e la collaborazione tra i tre comuni che si protrae da oltre un ventennio? Mentre dal punto di vista turistico andremmo invece a mettere insieme dei brand turistici non indifferenti: rocche, castelli, Saiano ed Azzurrina.

Se poi in alta Valmarecchia non dovesse andare in porto l’agognata fusione e San Leo scegliesse quindi di legarsi ai 3 comuni della bassa Valmarecchia si creerebbe una proposta ancor più forte e dal punto di vista turistico non avrebbe eguali.



com_unico@libero.it



giovedì 18 aprile 2013

UNIONE O FUSIONE COME CAMBIANO I SERVIZI?


Libero Quotidiano 18-04-13
Oggi 18-04-13
La Voce 20-04-13
Il Corriere 16-05-13

I Comuni saranno obbligati per legge a gestire alcune funzioni e servizi in forma associata, se dovessimo chiedere ai cittadini, se preferiscono che il loro Comune stringa semplici convenzioni, che faccia parte di un’Unione dei Comuni o se preferiscono che si fonda con altri dando vita ad un Comune Unico, probabilmente un’altissima percentuale di loro non saprebbe cosa rispondere e di questi una buona parte penserebbe che non si tratti di un tema che possa interessarli, dopotutto famiglie e imprese fanno fatica a far quadrare i conti a casa propria e ad arrivare a fine mese ed hanno altro a cui pensare.

Argomenti tecnici ma che sono però solo apparentemente estranei l’uno all’altro in quanto il costo e la qualità dei servizi, il peso del fisco sulle famiglie è una diretta conseguenza anche di come sono curati questi aspetti.

Oggi, che più di ieri le amministrazioni faticano non poco a garantire i servizi, in alcuni casi si chiudono o si tagliano o si chiede ai cittadini di pagarli in parte. La gestione in forma associata è indubbiamente la strada da percorrere affinchè insieme si possa offrire ai cittadini lo stesso servizio (magari anche migliore) ed a costi più bassi. A questo punto ci troviamo difronte al dilemma del "come stare insieme" che può essere fatto attraverso le soluzioni prospettate in premessa che sarebbe bene conoscere in maniera almeno sommaria, sapere cosa sono e in cosa si differenziano tra loro.

Le Convenzioni sono semplici accordi stipulati tra comuni per gestire servizi insieme, queste consentono di mantenere una forma diretta di gestione e anche di controllo su di esso;

Le Unioni sono enti di secondo grado che si occupano di gestire i servizi che gli vengono conferiti dai comuni tramite delega, una soluzione che in teoria dovrebbe consentire di risparmiare ma spesso non è così. Quando si delega si dovrebbe provvedere a conferire a questo ente una delega “piena” e questo dovrebbe portare come conseguenza alla costituzione di un ufficio che si occupa di detta materia per tutti i comuni aderenti con la conseguente soppressione dei doppioni esistenti nei comuni, in pratica invece succede spesso che gli uffici anziché ridursi si moltiplicano e i costi, che ricadono come sempre sul contribuente, aumentano. Il controllo poi è pura utopia, delegare purtroppo per alcuni si traduce con “sbolognare” e a volte non c’è nemmeno lo stimolo al controllo.

Altra storia la Fusione, i comuni scelgono un percorso di fusione che li porterà a diventare un comune più grande, in questo caso non si duplica nulla ma si può solo ridurre tutto quello che sta “dietro le quinte” permangono i municipi, si tutela comunque l’identità di una comunità, e si provvede soprattutto ad una riorganizzazione strutturale che produrrà solo benefici.

Al cittadino interessano i servizi, l’aspetto importante per loro è quale di queste formule riesce a garantirgli il miglior rapporto qualità - prezzo e certamente le Unioni hanno dimostrato il loro limite, hanno un senso solo se finalizzate ad una successiva Fusione così come erano state pensate dal legislatore quando furono istituite.

Cordiali saluti,

Loris Dall’Acqua Poggio Berni (Rimini)

giovedì 11 aprile 2013

UN' OPPORTUNITA' CHIAMATA FUSIONE di ComUnico Valmarecchia


 

L’incontro pubblico inerente la fusione, organizzato giovedì 4 aprile in Alta Valmarecchia a Palazzo Cappelli a Secchiano di Novafeltria ha involontariamente messo in rilievo quei limiti e quei timori che in tanti abbiamo rilevato quando era in discussione la definizione del perimetro dell’ambito territoriale ottimale, limiti dei quali ora finalmente sembrano essere sotto gli occhi di tutti vista questa improvvisa e rapida corsa verso le fusioni condizionata dai temi di ristrettezze economiche per gli enti locali, dalla nuova legge sul riordino territoriale ma anche da un certo timore all’ipotesi di dover conferire all’ unione che verrà, funzioni e servizi che finora erano dei singoli comuni o gestite comunque da enti di secondo di dimensioni più contenute e nei quali c’era maggior garanzia di avere voce in capitolo.

Nell’Unione a 4 e nella Comunità Montana a 7 le funzioni ed i servizi non sempre sono stati gestiti nella forma associata auspicabile:

- Ci sono stati dei servizi che non sono stati conferiti ma duplicati ottenendo di conseguenza un effetto contrario all’agognato risparmio che doveva essere invece uno degli obbiettivi dello “stare insieme”;

- Ci sono stati servizi sui quali si sono manifestati dei distinguo da parte di alcuni comuni che hanno preferito organizzarsi diversamente rispetto alla soluzione prospettata dall’unione;

- Ci sono stati anche casi in cui le deleghe conferite inizialmente all’unione siano state restituite ai comuni mettendo in evidenza l’incapacità o una non volontà di istituire politiche unitarie.

Si costituirà a breve una nuova unione che soppianterà quelle esistenti, una conseguenza legata alla definizione dei nuovi ambiti territoriali ottimali, ma come tutte le unioni che potremmo definire impropriamente di "nuova generazione" non potranno ricalcare quelle di “vecchia generazione”, stavolta i risparmi del gestire in forma associata andranno documentati, e questi risultati sono ottenibili in primis con un conferimento di delega piena all'unione. La rappresentanza in consiglio di questo ente, ma soprattutto la presenza in giunta diverrebbe l’unica forma di controllo sull'erogazione del servizio o la gestione di una funzione, quel che più interessa i cittadini sono i servizi.

Fusione come ancora di salvezza? Fusione come acchiappa risorse? Fusione legata alle imminenti elezioni comunali per 5 comuni su 7?

Qualunque sia stata stata la spinta, il progetto di fusione a 7 incontra il nostro favore, una strada non priva di ostacoli, ma che permetterebbe la nascita di un comune più grande e più forte, che avrà la possibilità di avere maggior peso di quanto avuto sinora, un progetto che vorremmo vedere anche per la bassa valle, due comuni hanno compreso le potenzialità di una fusione (Poggio Berni e Torriana), due comuni o forse è meglio dire due amministrazioni (Morri e Pruccoli) non si pongono nemmeno il problema o si siano avvalsi della facoltà di scegliere per tutti. Per noi il progetto di fusione ideale per la bassa valle resta quello di fusione a 4 e nascita di quella che abbiamo denominato Città della Valmarecchia. Ci auguriamo che la fusione a 2 possa rappresentare solo un passo intermedio.


 

mercoledì 10 aprile 2013

FUSIONE A 7 di Percorso Comune di Novafeltria

Comunicato si Percorso Comune di Novafeltria a cui diamo volentieri spazio:

Gli amici di Percorso Comune
" Ieri è stato ufficialmente istituito il Comitato per la Fusione dei 7 Comuni dell'Alta Valmarecchia. Del Gruppo Percorso Comune sono entrati in questo Comitato Ortensio Cangini Elena Vannoni Stefano Zanchini Adele Piccari Filiberto Piva Roberto Delfini. La speranza, a nostro avviso alquanto remota, è di arrivare entro il 2013 ad un referendum popolare che ci traghetti entro le elezioni del 2014 attraverso un commissariamento alla creazione di un unico comune e quindi un'unica elezione. Le nostre perplessità sono legate al metodo, visto che spesso la fretta induce nell'errore, pur essendo consapevoli della necessità imminente di questa fusione. Vediamo e sentiamo intorno a noi i pareri più svariati frutto spesso di una scarsa informazione ed è proprio questa la nostra perplessità. La prima fase di un'operazione di questa importanza storica non può fare a meno di uno di studio che chiarisca le idee prima di tutto alle amministrazioni comunali, alle associazioni del territorio siano esse di categoria o di volontariato, agli imprenditori ed ai cittadini. Come abbiamo ripetuto prima la fretta non aiuta e non ci permette questo passaggio che riteniamo fondamentale. Comunque è stata creata una commissione presieduta dal Dott. Mercatelli di cui fanno parte Cangini e Delfini che si confronterà con i 7 sindaci e lunedi o martedì un'altro gruppo di cui fanno parte sempre Cangini e Delfini andrà a Bologna in Regione a verificare se rientriamo ancora nei termini per arrivare ad un referendum entro dicembre di quest'anno. Tutto comunque deve partire dal nostro territorio. La prima possibilità è che dai Consigli Comunali esca una delibera che determini la volontà di costituire un Comune Unico la seconda invece è la raccolta di 3000 firme sul territorio dei 7 comuni che
dia il via al procedimento. Siamo a disposizione per confronti e chiarimenti, auspichiamo nell'intervento di Marco Lombardi Consigliere Regionale e persona molto informata a tal proposito."

sabato 6 aprile 2013

FUSIONE: UN PERCORSO IN 4 FASI

Diamo spazio ad alcune considerazioni che facciamo nostre che raccontano le fasi attraverso le quali giungere al Comune Unico, in Valsamoggia  (primo esempio di fusione tra comuni in Emilia Romagna) hanno strutturato il lavoro in 4 fasi:

FASE 1

È il periodo di studio e analisi dell’idea del Comune Unico. È stata caratterizzata dallo studio articolato in due momenti distinti, uno di analisi di base e uno di approfondimento. In questo periodo le amministrazioni hanno inoltre aperto tavoli di consultazione ed effettuato incontri pubblici per raccogliere pareri e suggerimenti. Attraverso questa fase gli amministratori si sono convinti della validità di questa idea e sono arrivati alla decisione di chiedere alla Regione Emilia Romagna di predisporre la legge per la fusione e deliberare l’indizione del referendum che consente ai cittadini di esprimersi in merito.

FASE 2

È quella che si è aperta con la richiesta di referendum e che si chiuderà con l’approvazione definitiva della legge regionale di fusione in caso di esito positivo del referendum. In questa fase continueranno le attività di informazione della cittadinanza e si svolgeranno alcuni processi di partecipazione finalizzati a rendere il voto più consapevole. In particolare è previsto una Iniziativa di Revisione Civica del quesito referendario.

FASE 3

Se il referendum avrà esito positivo si aprirà una fase di costruzione vera e propria del nuovo comune. Si tratterà di preparare il percorso che conduce all’elezione dei nuovi organi amministrativi. Anche questa fase sarà caratterizzata da processi di partecipazione e momenti di democrazia deliberativa che consentano ai cittadini di affiancarsi alle attuali amministrazioni nel disegnare il Comune Unico e alcuni dei suoi meccanismi di funzionamento. La preparazione delle elezioni dei nuovi organi comunali sarà affidata a un Commissario che subentrerà nelle funzioni delle attuali amministrazioni negli ultimi mesi dell’attuale mandato (dal gennaio 2014).

FASE 4

È quella che si apre una volta eletti i nuovi organi comunali, ovvero l’avvio vero e proprio della vita del nuovo Comune Unico.

venerdì 5 aprile 2013

ALTA VALMARECCHIA VERSO IL COMUNE UNICO ?

La Voce 10-04-13

La nascita del Comitato per la fusione dei comuni dell’ Alta Valmarecchia non può che farci piacere, riducendo infatti il numero dei comuni, si limitano i problemi legati all’appartenenza ad un Ambito Territoriale che come abbiamo sempre sottolineato, è troppo vasto ed eterogeneo. Come noto la legge sul riordino territoriale consente l’esistenza di una sola Unione dei Comuni all’interno di un ambito che soppianterà l’attuale Unione e la Comunità Montana.
Nonostante vi siano motivazioni geografiche, storiche ed amministrative che dovrebbero essere i punti di forza per una fusione dei 7 comuni, permangono purtroppo riserve e diffidenze tra le amministrazioni che potrebbero rappresentare un limite ad un progetto di così ampio respiro. Fusione a 7 significa dar vita ad un grande comune di quasi 18.000 abitanti, una realtà che avrebbe una possibilità di maggior incisione nelle scelte sovra comunali soprattutto se si costituirà la Provincia Romagna, inoltre come è stato più volte ricordato, il Comune Unico potrebbe trovarsi per alcuni anni svincolato dal patto di stabilità, percepirebbe risorse economiche speciali che Stato e Regione erogano per i comuni nati da fusione ed ancora avrebbe un occhio di riguardo quando si presenterà progetti in Regione che quando sono proposti da Comuni Unici hanno punteggi maggiori. All' Alta Valle serve questo tipo di progetto e non proposte mediocri fatte di piccole fusioni. Purtroppo anche in questo caso non viene preso in considerazione il passaggio di Regione di Montecopiolo e questo evidenzia come i confini peggiori non siano quelli regionali ma mentali.

Le ragioni economiche e gli obblighi di legge sono gli elementi che maggiormente influiscono su questo tipo di scelta, scegliere oggi in piena consapevolezza consentirebbe all’ Alta Valmarecchia di arrivare alla fusione con ogni tipo di supporto e beneficio, aspettare che queste possano diventare un obbligo od un’ imposizione di legge significa arrivare alla stessa meta, ma nel secondo caso a mani vuote, un buon amministratore questo interrogativo deve porselo.

La fusione è un obbiettivo importante, ma è importante anche come lo si raggiunge, in Valsamoggia (primo esempio di fusione tra comuni in Emilia Romagna) hanno strutturato il lavoro in 4 fasi:

FASE 1

È il periodo di studio e analisi dell’idea del Comune Unico. È stata caratterizzata dallo studio articolato in due momenti distinti, uno di analisi di base e uno di approfondimento. In questo periodo le amministrazioni hanno inoltre aperto tavoli di consultazione ed effettuato incontri pubblici per raccogliere pareri e suggerimenti. Attraverso questa fase gli amministratori si sono convinti della validità di questa idea e sono arrivati alla decisione di chiedere alla Regione Emilia Romagna di predisporre la legge per la fusione e deliberare l’indizione del referendum che consente ai cittadini di esprimersi in merito.

FASE 2

È quella che si è aperta con la richiesta di referendum e che si chiuderà con l’approvazione definitiva della legge regionale di fusione in caso di esito positivo del referendum. In questa fase continueranno le attività di informazione della cittadinanza e si svolgeranno alcuni processi di partecipazione finalizzati a rendere il voto più consapevole. In particolare è previsto una Iniziativa di Revisione Civica del quesito referendario.

FASE 3

Se il referendum avrà esito positivo si aprirà una fase di costruzione vera e propria del nuovo comune. Si tratterà di preparare il percorso che conduce all’elezione dei nuovi organi amministrativi. Anche questa fase sarà caratterizzata da processi di partecipazione e momenti di democrazia deliberativa che consentano ai cittadini di affiancarsi alle attuali amministrazioni nel disegnare il Comune Unico e alcuni dei suoi meccanismi di funzionamento. La preparazione delle elezioni dei nuovi organi comunali sarà affidata a un Commissario che subentrerà nelle funzioni delle attuali amministrazioni negli ultimi mesi dell’attuale mandato (dal gennaio 2014).

FASE 4

È quella che si apre una volta eletti i nuovi organi comunali, ovvero l’avvio vero e proprio della vita del nuovo Comune Unico.



Il primo compito dovrà essere quello di divulgare il più possibile la conoscenza della materia, tra i cittadini ma anche tra gli “addetti ai lavori” ovvero chi amministra, visto che, quando erano in discussione gli ordini del giorno inerenti alla definizione degli ambiti territoriali abbiamo notato una conoscenza spesso approssimativa.

Partecipazione e consapevolezza sono indispensabili affinchè nessuna comunità debba sentirsi usurpata assorbita o calpestata, il progetto di fusione deve poggiare sul rispetto e pari dignità trà i 7 comuni, ma ai cittadini interessano principalmente che ne sarà dei servizi per i quali l'obbiettivo deve essere quello del raggiungimento di alti standard qualitativi ad un costo considerato equo e contenuto.

Cordiali saluti,



Sandro Polidori Christian Carrieri Loris Dall’Acqua



Valmarecchia Battle Group