mercoledì 21 agosto 2013

SERVIZIO SANITARIO NO BUSINESS

                      La voce 22-08-13
                      Il Corriere 24-08-13


Il Servizio Sanitario dovrebbe perseguire logiche diverse da quelle di un’attività economica, pur dovendo ricercare una certa sostenibilità nei bilanci e ricercare un contenimento della spesa,  dovrebbe porre al centro della propria azione la salute del cittadino e la sua assistenza e non le sole ragioni economiche. Il riordino del servizio sanitario e i ragionamenti che si stanno facendo sulla cosiddetta “Area Vasta” sembrano tesi a supportare il rafforzamento dei grandi ospedali a scapito dei piccoli mentre vorremmo che  la Regione riflettesse sull’importanza dei piccoli ospedali, presidi che sarebbero da valorizzare e non da smantellare. Un Sistema Sanitario basato solo su grandi ospedali non può essere il modello al quale ispirarsi, per molte zone raggiungere l’ospedale con la viabilità attuale è un’operazione piuttosto ardua, se è vero che per le emergenze c’è anche l’elisoccorso che può bypassare questo problema è anche vero che in diverse occasioni legate alle condizioni meteo questi sono inutilizzabili. Certamente per operazioni di una certa importanza e ad alto rischio riteniamo comprensibile che queste vengano fatte esclusivamente in grandi strutture dotate di rianimazione e di tutte le attrezzature che possano rivelarsi necessarie in caso di complicazioni, ma per le operazioni di piccolo e medio rischio il piccolo ospedale può ben assolvere la sua funzione, oltretutto attribuendogli una specializzazione per la quale possa essere un’eccellenza questa può favorire la sua sostenibilità. Quando c’è di mezzo la salute non contano le distanze, si è disposti a fare qualsiasi sacrificio, ovviamente dev’essere commisurato all’entità del problema, per una questione vitale si è disposti ad andare anche all’estero, ma per un piccolo intervento perché fare decine e decine di chilometri? Pensiamo anche ai famigliari che devono organizzarsi per poter assistere e vegliare un proprio caro, costrette ad organizzare “trasferte” estenuanti, pensiamo a quelle fasce di popolazione più debole come gli anziani che magari non sono automuniti e non hanno nemmeno un adeguato sistema di collegamento pubblico, quanto pesa loro questa distanza? Non vorremmo usare termini a sproposito ma parlare di KM 0 anche per la sanità sarebbe così scandaloso?


Cordiali saluti,


Loris Dall’Acqua   Sandro Polidori Valmarecchia Battle Group


 


 

mercoledì 7 agosto 2013

SANITA' : VBG replica al Dott. Cappella

Il Corriere 13-08-13
La Voce 17-08-13

Ringraziamo il dott. Cappella per averci ricordato che ci troviamo nell’anno di grazia 2013, visto che l’apertura di strutture come l’ Rsa era prevista circa 30 anni fa e che la stiamo ancora aspettando, è facile perdere la cognizione del tempo che passa, lo ricordi magari anche ai suoi colleghi amministratori dell’alta valle che si sono susseguiti in questi anni e che hanno lasciato scorrere tutto questo tempo senza ottenere risultati tangibili.

Mettere a confronto il modello sanitario emiliano-romagnolo con quello marchigiano sembra piuttosto pretestuoso e soprattutto volto a mettere in risalto un presente migliore rispetto al passato, ma non confondiamo  una situazione migliore con una situazione ottimale, sul 118 è doveroso precisare che non abbiamo mai detto che non funziona, ma abbiamo chiesto più attenzione e rispetto sanitario del territorio di prossimità.

Le parole del consigliere regionale Piva che si è recentemente espresso sulla materia nel pubblico incontro a Talamello non ci hanno certo rassicurato. Se da un lato si affermava che non avevamo nulla da temere sul futuro del Sacra Famiglia, dall’altra ribadiva in linea generale, l’insostenibilità di reparti che come numero di interventi restano sotto una certa soglia e questo al fine di garantire adeguati standard qualitativi.

Quando si decidono tagli o chiusure di reparti o di plessi ospedalieri, sono i numeri a parlare e sono quelli che la Regione guarderà. Se il cittadino dell’alta valle viene frequentemente dirottato all’ Infermi di Rimini quando a fine anno si prenderanno in esame i conti e si faranno statistiche, ci ritroveremo di fronte ad un trend in crescita per l’Infermi di Rimini e un inesorabile calo per il Sacra Famiglia di Novafeltria. Chi analizzerà questi dati magari verrà a raccontarci che i cittadini non si sentono più rassicurati e garantiti dai piccoli ospedali e preferiscono rivolgersi alle grandi strutture.

I timori che abbiamo per il futuro dei piccoli ospedali sono forti, la chiusura o i tentativi di chiusura di alcuni reparti, i servizi che prima erano giornalieri che diventano fruibili a giorni alternati, il mancato ammortamento di macchinari che spinge i cittadini a fare disperate collette per pagare dei macchinari come la Tac vi sembra questo un quadro rassicurante? L’Asl sta riqualificando i piccoli ospedali, ma questa riqualificazione consta di interventi prettamente strutturali funzionali ad accrescerne il valore immobiliare.

Quale futuro per la sanità sul territorio secondo Asl e Regione? Come vedono la nostra realtà tra 30 anni? Un futuro fatto solo di grandi strutture ospedaliere che coprono il territorio con l’elisoccorso per le emergenze e per il resto qualche casina della salute? Se questo è lo scenario che lorsignori hanno in mente lo si dica chiaramente senza mantenere una posizione ambigua sulla sorte dei piccoli ospedali.

La “A” di Asl sta per azienda,  il dott. Gino Strada è uno dei pochi che ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente quello che è stato il risultato di certi cambiamenti sulla fascia più debole della popolazione. Come possiamo definirla ancora pubblica la sanità quando emerge il fatto che 10.000.000 di Italiani rinunciano a curarsi perché non se lo possono permettere?

Sandro Polidori     Loris Dall'Acqua 
Valmarecchia Battle Group